Ogni tragedia del mare provoca polemiche politiche, in un improduttivo balletto politico
Fa benissimo l’attuale opposizione di centrosinistra a esprimere tutto il suo sdegno per la sciagura di Crotone, il cui bilancio di vittime continua ad aggiornarsi. Sono naturali e doverose le critiche alle sconcertanti parole di Matteo Piantedosi e a quelle ancora più strampalate di Vittorio Feltri, così le manifestazioni di protesta nei confronti delle disfunzioni che hanno portato all’ennesima strage di disperati e più in generale del clima ostile che si creato nei confronti di chi si prodiga per salvare vite umane, come le ONG così poco gradite al governo in carica.
Cambiano i governi, ma non si fermano le tragedie nel Mediterraneo
Con altrettanta forza, però, bisognerebbe che chi ha governato negli ultimi anni facesse una seria autocritica, perché non è da oggi che la linea dell’Italia sui migranti suscita più di una perplessità dal punto di vista umanitario. Il Pd abbia il coraggio di sconfessare le scelte fatte quando al ministero degli Interni c’era Marco Minniti e le politiche di cooperazione che ancora oggi vanno avanti con i torturatori libici, in uno scambio nemmeno troppo velato di favori: dateci soldi e noi impediamo ai disperati di partire, con qualunque mezzo. Chi ha sostenuto queste scelte – ma anche gli accordi sull’energia con l’Egitto, in barba ai casi di Giulio Regeni di Patrick Zaki, oggi non è legittimato a salire sul pulpito. A meno che non abbia l’armadio privo di scheletri, come la quasi debuttante Elly Schlein, o che appunto non faccia pubblica ammenda dei propri errori, rendendone conto con onestà.
Quando a protestare erano Meloni e Berlusconi…
Sbagliare è umano, mentre è diabolico giocare sulla pelle degli ultimi della terra per i propri scopi politici. E il vizietto ce l’hanno un po’ tutti. Dalle lacrime di Silvio Berlusconi nella Pasqua del ’97, in occasione del naufragio di profughi albanesi alle durissime critiche che la stessa Giorgia Meloni rivolgeva ai governi di altro colore ai quali faceva opposizione e durante i quali ci furono oltre 25.000 decessi nel Mediterraneo, è un film già visto.
Il gioco delle parti dura ormai da troppo tempo e con risultati drammatici. Non è una parte politica a essere in discussione, ma un Paese che non riesce a coniugare il dovere di soccorrere i disperati con la necessità di governare i flussi in ingresso, figlia anche di una scarsa incisività a livello europeo che ci lascia soli a fronteggiare la disperazione di chi rischia la vita propria e dei propri figli, spesso perdendo la scommessa. Avanti di questo passo, finiremo solo per attendere la prossima disgrazia.